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Arsung

Scheda pg
La mia storia? Non ha importanza, mi creo il futuro dimenticando il passato e vivendo il presente. Ma se davvero volete conoscerla ecco cosa riportano degli antichi testi:

L’INIZIO E LA FUGA


Non si può certo dire che nacqui sotto una buona stella, fu infatti un periodo doloroso per la mia terra a darmi il benvenuto nel mondo. In quel tempo, infatti, un'aspra e quanto mai devastante battaglia vedeva il mio popolo combattere e dopo alcuni mesi soccombere alla potenza di un'orda malvagia. I miei genitori riuscirono a scappare verso la foresta e trovammo riparo in una piccola casa abbandonata, aveva pareti in legno, un tetto di paglia che non riparava affatto dal freddo a causa dei numerosi buchi che presentava, e nei giorni di pioggia si sentiva il gelo che si impossessava del nostro corpo, l'acqua che entrava e batteva per terra come un ticchettio fastidioso. Tic tic tic tic.... sempre lo stesso suono per tutta la notte. Ogni tanto sentivamo dei rumori provenire dall'esterno, delle voci in lontananza e subito dopo dei passi veloci, pensavamo subito che era la gente del nostro villaggio che scappava cercando rifugio nella foresta, con la speranza di trovare un riparo, un pò come noi del resto. La nostra paura era che ci scoprissero, la potevo sentire in mia madre che mi stringeva forte al suo petto, e in mio padre che spesso sporgeva la testa fuori da una piccola fessura tra le pareti, e andando avanti e indietro per la stanza, borbottando qualcosa, parole strane mai sentite da nessun altro fino ad allora. Ad un tratto delle grida ci fecero sobbalzare da terra, gemiti, urla, suoni stridenti di lame contro lame. Mio padre corse verso la fessura e voltandosi immediatamente verso di noi disse << Sono qui, sai che devi fare moglie mia>>, mia madre prendendomi per mano << Adesso bimbo mio resta fermo, non muoverti per nessuna ragione, non parlare e non avere paura, ci salveremo>>, quelle parole mi diedero conforto e feci un cenno di si con la testa. All'improvviso mio padre pronunciò tre volte una frase magica e con mio stupore vidi svanire i miei genitori, stavo pensando di alzarmi e fuggire, ma sentivo ancora una mano che mi teneva, era mia madre, non erano scappati ma erano ancora accanto a me, così ricordandomi delle sue parole stetti immobile in quel angolo. Non passarono che pochi instanti, e la porta d'entrata si aprì violentemente, delle figure orrende con dei vestiti in ferro e delle lame di vario tipo in mano entrarono, urlavano dicendo parole in una lingua a noi sconosciuta, stavano distruggendo tutto, il tavolo, le sedie, degli armadi e li misero tutti a mmucchiati al centro della stanza; altri di loro invece cominciarono a infilare le loro spade tra le balle di fieno che erano sparse per la stanza con dei colpi veloci e decisi. Io e mia madre eravamo proprio sopra una di quelle, e sapevo benissimo che anche se non ci avrebbero visto, quelle spade ci avrebbero ucciso ugualmente, e lo sapeva anche mio padre, che senza perdere tempo per pensare pronunciò una di quelle sue frasi, e se la prima volta ero rimasto stupito, immaginarsi adesso che mi vedo apparire una creatura demoniaca dinnanzi ai miei occhi increduli e spalancati, dalla paura mi ero alzato di colpo e avendo ancora mia madre che mi stringeva le mani, involontariamente spostai anche lei, e fummo così visibili a quei guerrieri. Mi resi subito dell’errore commesso, ma era troppo tardi, uno di loro si accinse a scagliare la sua ira su di me, io chiusi gli occhi dalla paura, e in quel momento mi passarono in mente tante di quelle cose da non rendermi conto che appena riaperti gli occhi vidi un mucchio di cadaveri per terra, e il demone che si cibava della loro carne e delle loro anime, dopo un po’ non restarono a terra che solo ossa e pozze di sangue; all’improvviso il demone sparì. Mio padre avvicinandosi a me e a mia madre ci strinse forte e disse: << Mi dispiace!!! >>, non capii quella frase, ma felice del pericolo scampato lo abbracciai anche io. Quella notte la passammo in quella casa e la mattina dopo appena svegliati mio padre disse che dovevamo partire, andare in un posto più sicuro. Uscimmo di casa, mio padre invece era rimasto dentro, lo vidi dall’uscio della porta, stava bruciando le sedie e il resto dei mobili che si trovavano al centro della stanza, aveva capito che l’intenzione di quei guerrieri era proprio quella di bruciare la casa, e essendo un uomo di una grande cultura e intelligenza, sapeva che quello era il modo migliore per far perdere le nostre tracce e far credere di essere morti in quell’incendio. Appiccato il fuoco ci allontanammo a passi svelti e voltandomi ogni tanto indietro, potevo vedere quelle fiamme salire verso il cielo e una nube nera spandersi sopra la foresta. Dà lì la nostra vita sarebbe cambiata per sempre.

UNA NUOVA VITA


Dopo aver attraversato diverse terre, trovando riparo la notte in fredde grotte, case abbandonate, o in peggior sorte all’aperto sotto qualche albero, giungemmo in una città, tra le più belle che fino ad ora abbia mai visto, chiesi a mio padre il nome di quel posto fantastico, << Figlio mio>> disse << questa è la città in cui io sono nato e da oggi sarà la tua casa.>> Attraversando una lunga e immensa strada, nei cui lati sorgevano palazzi di colore bianco puro, giungemmo in una torre che all’esterno si presentava altissima ma stretta come una specie di pinnacolo gigante, dinanzi l’ingresso 2 demoni, identici a quello visto in quella terribile notte, che appena videro mio padre si inchinarono ai suoi piedi e magicamente l’immenso portone si apri e fummo scortati dentro. Non credevo a ciò che vedevo: stanze immense che sembravano non aver mai fine, pavimenti in marmo verde, statue in pietre dai colori e materiali tra i più preziosi al mondo. Mio padre rivolgendosi a no ci disse: <<< disse: padre mio Guardando avventure. di pieno turbolento passato un intravedere lasciava che rughe volto il barba, bianca lunga con vecchio era vidi suo copriva cappuccio mantello tolse si me a avvicino figura Quella genitori. miei i fecero quello stesso lo imitai ma capivo, non io madre, mia fece cosa stessa lui davanti inginocchiarsi ad fu volta Questa mancavano. mi tempo da sicurezza tranquillità senso trasmetteva guardarla solo al una apparve nulla dal stanza; tutta per lucciole come diffondevano magiche luci pregiata, pietra sedie tavoli finestre, grandi le adornavano merlate tende stanza, della pareti sulle allocate librerie Grandissime questa. quando ricredermi dovetti visto, mai abbia belle più tra fossero precedenza viste stanze quelle pensavo se un’altra ritrovai bagliore tratto salimmo, ci verso dirigendo stavamo curiosità, attirarono terra mattonelle strane Delle gradimento. vostro sia spero lontano, vivere andare madre tua conoscere prima poco dimora, questa affidato ho loro alcuni rapporto buon ancora quali amici altri assieme cresciuto sono qui casa,è nella>>; si soffermarono a parlare di tante cose, io non avevo voglia di ascoltare e abbracciando mio madre mi addormentai. Passarono giorni, mesi e anni, ormai quella torre era divenuta la mia casa, avevo fatto molta amicizia con quel vecchietto e un giorno precisamente il giorno del mio ventesimo anno di età, lui e mio padre mi chiesero cosa volessi fare per il mio futuro, loro non avrebbero vissuto per sempre e io avevo bisogno di imparare a vivere e difendermi da solo qualora un giorno ce ne fosse stato bisogno, anche mia madre era concorde all’idea, fu così che dissi a mio padre di voler diventare un mago come lui, questo lo inorgoglì e mi diede il suo consenso dicendo che sarebbe stato felice di addestrarmi. Cominciai a leggere parecchi libri antichi di magia, mi rinchiusi nella biblioteca e a volte non dormivo nemmeno, stavo settimane intere a studiare e imparare quelle arti magiche che tanto mi appassionavano. Mentre rovistavo tra vecchi libri, ne trovai uno che parlava di un antico Consiglio dei Maghi,Torri della magia, e di tre ordini magici ( Dragoni bianchi, rossi e neri), chiesi a mio padre di cosa si trattava, ma mi disse che era una storia molto lunga, e l'unica cosa che dovevo sapere era che lui apparteneva ai Dragoni Rossi, i quali utilizzavano magie buone e malvagie e mantenevano l'equilibrio tra queste due; ero affascinato dalle parole di mio padre, e lo ammiravo moltissimo. Un giorno il vecchio mago entrando mi disse << E’ giunto il momento di mettere i tuoi studi in pratica, seguimi..>>. Mi portò nel giardino e da lì iniziò il mio allenamento, mi insegnò per prima cosa le magie basilari, come curarsi, creare cibo, nascondersi, e alcune magie per attaccare i nemici e difendermi, vedeva nei miei occhi la voglia di apprendere quanto più possibile, il modo in cui mi dedicavo alla pratica di quegli incantesimi, e anche se a volte fallivo mi incoraggiava.

Il DOLORE DI UN FIGLIO


Erano dei bei tempi, ma si sa che la pace non è eterna, e se credevamo che i nemici di mio padre ci avessero dimenticati, ci eravamo sbagliati, non passò molto tempo da quando avevo iniziato gli allenamenti che un terremoto scosse tutta la città, il cielo si coprì di nubi nere come il carbone, i suoni melodici che si udivano in tutta la città smisero di esistere, un silenzio tenebroso ricoprì tutt’intorno, all’improvviso alcune persone incappucciate scesero per strada e mettendosi in cerchio evocarono demoni ed creature di fuoco, acqua e terra e con muri infuocati cercarono di impedire l’accesso alla città. Io non ero ancora pronto per combattere e così restai nella torre, mentre tutti gli altri compresi il vecchio mago e mio padre corsero a dare una mano. Dall’alto della torre e al sicuro osservavo la gente combattere per il suo popolo senza aver paura della morte, dall’altro lato quei guerrieri oscuri a cui già una volta scappammo;avevano un aspetto orrendo,i loro grugniti mettevano timore alla gente che scappava nelle proprie case, erano orchi. Ammiravo mio padre, era davvero bravo, pensavo che un giorno sarei diventato come lui. Ad un tratto qualcosa andò male i demoni evocati sparirono, i guerrieri furono spazzati via come nulla, restarono solo i maghi come ultima speranza per la città, erano stanchi ma raccolsero le loro ultime forze mio padre e il vecchio mago si misero dinnanzi a tutti gli altri e insieme fecero apparire una serie di vortici d’energia, io ero talmente concentrato sulle magie, ero troppo curioso d’imparare, affamato di sapienza, che non mi resi conto di un demone oscuro che evitando quelle magie, mirò dritto su mio padre e lo uccise senza dargli nemmeno il tempo di reagire. Appena mi accorsi di ciò che era successo, la rabbia crebbe nel mio corpo, il dolore straziante che provavo mi diede un coraggio mai provato prima, stavo uscendo dalla torre, quando una mano mi trattenne: era mia madre, piangeva e urlava dal dolore, ma in un attimo di pausa tra una lacrima e l’altra mi disse << No Figlio mio, non andare ti prego, il dolore di aver perso tuo padre è talmente così forte che il solo pensiero di perdere anche te mi ucciderebbe, ti prego resta con me, ci sarà il tempo di fare giustizia e di vendicare tuo padre, ma quel tempo non è oggi, non oggi>>. Mentre il Vecchio Mago grazie anche all’aiuto dei restanti maghi riuscì a mettere in fuga l’orda di orchi, così mi avvicinai al corpo di mio padre, mi inginocchia e mi misi a piangere, sentivo un vuoto dentro, come se una parte della mia vita fosse stata strappata via di colpo, tutti i ricordi, i momenti con mio padre mi passarono davanti agli occhi, mi sentivo solo, abbandonato. I giorni seguenti ero ancora pieno di dolore per continuare a studiare e allenarmi e mi rinchiusi in uno stato di completo isolamento dal resto della gente, ma mi vennero in mente le parole di mia madre <<…. ci sarà il tempo di fare giustizia e di vendicare tuo padre…>>.. Aveva ragione, non potevo restare in quello stato, dovevo reagire e l’unico modo di onorare mio padre era quello di diventare come lui, un Mago dei Dragoni Rossi. Fu così che mi diressi verso la mia terra natia: Mordigar; qui vi era un'altra torre della magia, quindi avrei sicuramente trovato qualche Maestro disposto a farmi da guida per proseguire i miei studi e il mio sogno si sarebbe un giorno realizzato.
Il resto del racconto andò perduto e quindi parte del mio passato rimarrà solo mio e forse... è meglio così.
 

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