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Natoxion

Scheda pg
Chi sono?
Chi ero ormai non ha più importanza.
Del mio passato non ho molti ricordi, i pochi che mi sono rimasti sono confusi e a volte poco chiari. Ho impiegato tanto tempo per ricordare ciò che sto per narrarvi.

Il mio vecchio nome era Antonio e abitavo in un vecchio villaggio elfico di un isola. Vorrei potervi dire che riesco a ricordare la nostalgia di quanto mi piaceva andare al mare e ammirare il calare del sole o guardare il cielo notturno. Ma non è così. Non più. I "Nessuno" non ricordano sentimenti. Non provano.

La mia razza elfica prediligeva quasi totalmente l’uso della forza rispetto all’intelletto. Gli abitanti del mio villaggio non facevano altro che lavorare e affinare le loro tecniche nel combattimento con le armi. Io invece odiavo la potenza fisica. Mentre gli altri si divertivano, fra colpi di spada e mazzate, io arricchivo la mia cultura fra i libri, in biblioteca. E' qui che ho iniziato ad imparare le arti magiche, sia quelle pure che quelle che avevano a che fare con la natura. Quando non ero in biblioteca uscivo a raccogliere reagenti e non vedevo l'ora di mettere in pratica ciò che imparavo, poco per volta, dai libri. Tutti mi trovavano strano, non erano molti gli eruditi nel mio villaggio e quei pochi che c'erano venivano considerati dei poco di buono. I miei genitori non facevano altro che lamentarsi dalla mattina alla sera, mio padre quasi mi disprezzava. E i miei coetanei non nutrivano di certo simpatia nei miei confronti. Purtroppo, chiunque tenta di essere sé stesso viene sempre emarginato. Chissà perché la società funziona così. A me, comunque, non dispiaceva, gli elfi sanno stare da soli e inoltre io non desideravo essere un tipo tutto muscoli e niente cervello come tutti gli altri.

Non avevo, pertanto, molti amici a quei tempi. Avevo istaurato un forte legame soltanto con altre due creature. Non riesco a cancellarle dalla mia mente e forse, anche se non ho più un cuore, grazie a loro riesco quasi a ricordare il sentimento dell'amicizia. Erano due umani, fratello e sorella, che amavano esplorare l'isola come me. Loro erano due guerrieri, ma, a differenza degli abitanti del mio villaggio, la loro presenza non mi dispiaceva. Spesso ci davamo appuntamento su un sentiero e da lì iniziavamo le nostre avventure. Io facevo pratica con le arti magiche, raccoglievo reagenti e mi prendevo cura delle piante ferite, loro combattevano i mostri della zona. Difendevamo le creature in pericolo.

Il resto della mia storia è avvolta nel mistero.
Perfino la notte del cambiamento.

Le mie capacità sensoriali percepirono una forte minaccia che stava per abbattersi sulla foresta e il villaggio. Cercai di avvertire gli anziani ma nessuno volle darmi ascolto. Anche loro erano elfi, ma nessuno avvertì il pericolo. Forse perché il mio intelletto era nettamente superiore. Ciò che accadde dopo non lo ricordo nel dettaglio. Nonostante le abilità combattive dei miei simili, il mio villaggio fu saccheggiato e raso al suolo da una sanguinaria tribù di ladri. Mi protessi con un incantesimo e fui uno dei pochi superstiti. Tutto venne distrutto, compresa la foresta. Ricordo che quando tutto fu finito, davanti alle rovine della biblioteca, sentii crescere una rabbia incontrollabile dentro di me che mi divorò dal profondo.

E’ in quell’istante che arrivarono la mia fine e il mio nuovo inizio. Non ero più io. La mia entità era cambiata.

Vagavo in un mondo che ormai non mi apparteneva, senza ricordi e senz’anima, come un guscio, incapace di provare qualsiasi sentimento, senza un cuore, totalmente apatico. L’unico ricordo era il mio nome: Antonio. Comparve un altro essere come me. Anche lui disse di essere un Nessuno. Non mi rivelò la sua identità, piuttosto chiarì la mia. Prese il mio nome, lo anagrammò, aggiunse una x. Il risultato fu Natoxion. Mi disse che da quel momento in poi avrei fatto bene a dimenticare ciò che ero. Perché non avrei più avuto pace. Prima di lasciarmi in balia del mio destino, la misteriosa entità mi diede un libro da necromante.

Nel mio nuovo viaggio imparai quelle nuove pratiche oscure, scagliandole contro ogni creatura che non mi stava a genio e che mi infastidiva, cercando inutilmente una pace interiore che non ho mai più trovato. Mi sentivo all’inferno, e, forse per uno scherzo del fato, il destino ha voluto che io mi unissi agli xXx, gli Hell’s Knights. La loro unione, la loro potenza e la loro indole mi ricordano in qualche modo i due guerrieri della mia isola.

Insieme agli xXx continuo la mia battaglia, alla ricerca del mio cuore e di una serenità ormai perduta, cercando di colmare quel senso di vuoto che tuttora mi attanaglia incessantemente.
 

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Takeda
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